
Identità frammentate, il concetto di sé nella società della performance
Ci siamo mai soffermati a pensare quali siano state le conseguenze dell’era digitale? La costante esposizione e costruzione della propria immagine online, ha creato fenomeni di dissociazione dell’identità e una certa vulnerabilità rispetto al concetto del sé autentico. Il sovraccarico di informazioni, di modelli di vita raccontati online, induce gli utenti ad indossare una maschera sociale che sia “performante” e di pari passo con i ritmi veloci che scorrono sullo schermo, “scrollando” compulsivamente le pagine social. Ciò che ne deriva è la perdita di un ascolto nella vita reale e un allontanamento dal proprio sé autentico. Il confine tra la maschera sociale che indossiamo e la falsità patologica è davvero sottile, tant’é che quest’ultima sfocia in disturbi della personalità; e come fenomeno sempre più in crescita ne deriva il narcisismo patologico/digitale come già spiegato in uno dei miei articoli precedenti a cui vi rimando cliccando sul link.
Comunicare nell’era del rumore:
Il silenzio come atto di resistenza.
Il sovraccarico comunicativo che diventa quasi “robotico” in quanto veloce ed espresso con “emoji“, crea spesso incomprensioni e non da’ un tono vero e proprio alla conversazione. Viviamo in un’era dove il silenzio non viene apprezzato, anzi è quasi visto come una “NON” comunicazione, ma in realtà è un linguaggio davvero gentile e potente, soprattutto autentico. Come diceva lo scrittore statunitense Thomas Merton, il silenzio non è fuga, ma pienezza , una forma di presenza totale alla realtà. Il silenzio, per Merton, è una risposta di vita, cioè un modo di stare nel mondo in verità e autenticità. Non è assenza di suono, ma presenza di senso, di ascolto, di apertura. Il silenzio è una forma di comunione universale: l’uomo silenzioso non si separa dal mondo, ma lo abbraccia più profondamente. “Tacere” significa non lasciarsi catturare dal linguaggio di massa e dalle ideologie.

Il valore del silenzio nella cultura orientale
Attraverso il silenzio si è più disponibili all’ascolto sia del proprio sé che degli altri. E’ un modo per connettersi con il divino e nella maggior parte dei paesi orientali ha un valore importante. Ad esempio in Corea del Sud, sui mezzi pubblici non sentirai mai nessuno che urla al telefono oppure che, in attesa di prendere il mezzo di trasporto, parli a voce alta. Tutto scorre in tranquillità e sicurezza. Noi occidentali siamo molto più animati e caotici sui mezzi di trasporto pubblico, come se fossimo sempre in preda a questa continua corsa ed eccesso di coumunicazione verbale non funzionale. A volte è necessario tacere perché attraverso il silenzio si sviluppa la consapevolezza e ci si avvicina alla propria autenticità restando in ascolto ed osservazione.

Il ruolo dell’arte nell’era digitale
La creatività come risposta al vuoto esistenziale
Dicevamo che attraverso il silenzio si sviluppa la consapevolezza , ebbene la consapevolezza del proprio sé può diventare strumento di crescita personale invece che alienazione e “frammentazione”. A volte arriviamo talmente stanchi che pensiamo di rilassarci “scrollando” in continuazione contenuti sulle pagine social. In realtà questo meccanismo compulsivo ci induce solo ad essere più stanchi e privi di energie. La creatività, che sia espressa in musica, pittura, scultura, cucina, scrittura, è una forma di arte che insieme alla consapevolezza personale , possono aiutare a ritrovare il proprio “baricentro”. Il potere catartico della creazione artistica è una forte risposta al vuoto esistenziale, un momento di “presenza” e sviluppo dei propri traumi, delle proprie gioie o dolori. E’ una potente connessione universale che ci unisce, non ci disorienta. Attraverso l’arte diamo voce alla nostra parte più profonda ed autentica.
2 commenti
Giuseppina · Novembre 9, 2025 alle 8:32 am
Interessante questo articolo spiega la realtà della società odierna brava!!!
Ilenia · Novembre 28, 2025 alle 9:28 pm
Grazie!